
Artista, architetto e ricercatrice. Il suo lavoro è caratterizzato da moltissime peregrinazioni, non solo geografiche ma veri e propri attraversamenti interdisciplinari. Da sempre affianca l’attività professionale e artistica con una ricerca costante dell’atto creativo in tutte le sue possibili declinazioni, sperimentando in qualsiasi ambito le sia possibile.
Si laurea a pieni voti con lode nel 1990 allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) con una tesi sperimentale sull’ “immaginario della città nel cinema: 8 luoghi-non luoghi della Rêverie”, una ricerca intensa, con un approccio multi-mediale e multi-sensoriale. Nel 1993 si diploma con lode all’ U.I.A. (Università Internazionale d’Arte) con una ricerca triennale sulla “Comunicazione Sociale e il Cinema”.

Gli anni veneziani saranno fondamentali per sviluppare una particolare sensibilità al colore e alle sue modulazioni. Dalle lunghe passeggiate in cui osserva le metamorfosi del cielo e i riflessi luminosi nella laguna scaturiscono i primi libri d’artista, la ricerca sul quadrato e le narrazioni senza limiti composte da mosaici di carta che approdano ai suoi primi esperimenti cromatici totali.

Per Claudia Bonollo
Settimo giorno, sabbat dell’invisibile.
Niente piú si rivela. Deserto di caligine.
Ma lei fa apparire qui uno strato di cielo
Là un tratto di via. Cose che vengono
Quando Claudia ne chiama il colore.
Dunque, è a lei che dovranno chiedere
Quelli di noi nascosti alla visione.Nanni Cagnone

Frequenta i Laboratori Liberatori di Bruno Munari, una delle esperienze più importanti della sua formazione. Scrive per diversi periodici su temi legati al cinema, all’architettura e all’arte, è tra i soci fondatori di una delle prime riviste filosofiche culturali veneziane Qunst.
Nel 1998 frequenta a Berlino il workshop intensivo “La rappresentazione architettonica” con l’architetto Peter Cook. Nel 1991, segue il Corso di Progettazione “Turkish Bath at Regent’s Park” anch’esso diretto da Peter Cook nella Bartlett School of Architecture a Londra, realizzando un libro-installazione del progetto che viene esposto nella galleria dell’UCL. L’anno dopo viaggia a Francoforte ed espone la tesi di laurea alla Städel Schule. Fonda Einander (1997-1998) con Battelli, architetto e Cagnone, poeta e scrittore. Lo studio Einander, che partecipa a diversi concorsi, realizza una collezione di lampade per Astro e altre collezioni d’oggetti e uno stand sperimentale per il Salone del mobile di Milano. L’ultimo lavoro è un centro di produzione cinematografica in Galizia (Spagna).

Quando si stabilisce definitivamente in Spagna nel 1999, nasce Meta-morphic (1999-2001) studio composto da Battelli e Bonollo. Meta-morphic progetta il Museo degli Angeli a Segovia, realizza il pavimento-collage di cemento colorato con inserimenti di materiali eterogenei e trasparenti, il bar e l’auditorio per Agencia Tributaria, la sede della Continental a Madrid e un ristorante di un Golf club a Majadahonda (Madrid).

Parallelamente, si iscrive al dottorato di Teoría, Dibujo y Proyecto alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Madrid, dove ottiene, nel 2001, il titolo di ricercatrice. Viene invitata a dare lezioni sulle sue ricerche artistiche al corso di dottorato d’arte contemporanea dell’Università Complutense di Madrid. Organizza il corso di teoria del colore presso la Facoltà di Architectura nell’Università S.E.K. di Segovia, e una serie di giornate di studio monotematiche per un attraversamento interdisciplinare sul colore (il bianco, il nero, il rosso, l’azzurro, il verde, l’oro, il giallo, ecc.).

Nel 2002 comincia la sua attività in solitario e fonda l’Atelier Meta-morphic, una struttura agile interessata alla ricerca e sperimentazione tout-court e al confronto con altre discipline apparentemente estranee all’architettura. Fin dal principio, l’atelier meta-morphic affianca allo studio sul colore come elemento visionario e progettuale, un’esplorazione a tutto campo sul corpo, le cellule, la medicina, la biologia, la fisica quantistica e la terapia intesa come percorso artistico e di ricerca.
Nel 2003 realizza il mondo immaginario e le architetture giocose e interattive di Tangramville, la città per giocare. Tutte le ricerche sperimentali della tesi di laurea confluiscono in un CD rom interattivo per l’insegnamento dell’architettura nell’infanzia. Durante il progetto, patrocinato dalla Comunità Europea (EUROPA 2000: “Architettura e Nuove Tecnologie”), collabora con lo Studio DAP di Milano, con il critico Marco Brizzi e il COAC (Colegio de Arquitectos de Cataluña) dove espone le sue maquettes urbane.
Nel 2004 realizza il Bistrot de Chueca, un ristorante e un lounge bar in cui il progetto nasce da un colore, un esperimento spaziale pensato per stimolare l’immaginazione.
Attratta dall’idea dell’architettura come specchio interiore in cui l’intimità diventa paesaggio, crea “installazioni totali” dove coniuga luce, colore, proiezioni per plasmare degli spazi sensibili in cui stimolare i sensi, attivare le endorfine e le parti assopite del cervello. Le cellule, protagoniste assolute delle sue ricerche, si trasformano in una mappa della coscienza, i paesaggi biologici in cartografie dell’essere, in cui il corpo viene rappresentato come un’icona, un soggetto sacro e non un insieme codificato di organi e funzioni.

Le architetture pensiero diventano ambienti virtuali e mutevoli come sono mutevoli i pensieri, le narrazioni cromatiche (cortometraggi e diverse tecniche sperimentali di visualizzazione con i colori) si trasformano in un’architettura narrante, vagamente ipnotica, che diventa essenza stessa della coscienza.


