
Claudia Bonollo
La consapevolezza del ritorno a sè, inizia con l’accettazione incondizionata dell’esistenza di una via spirituale. Questa è la condizione fondante per tutti coloro che intendono operare a “più alto livello”.
La tradizione alchemica ci insegna che non è possibile alcuna mutazione della materia se prima non è avvenuta una mutazione, o evoluzione, interiore.
L’ ottusa convivenza con la sola dimensione dell’accadente rappresenta una crudele mutilazione alle possibilità cognitive del nostro “attraversamento umano”, e la transitorietà che ci collega ad altre dimensioni rischia di essere solo una magnifica opportunità non colta.
Materia e colore sono costolarità della stessa “frequenza madre”.
Materia e colore sono i supporti didattici che Claudia Bonollo utilizza per invitarci ad esplorare la “frequenza madre” attraverso la scusa dell’ arte.
Sostengo che il lavoro di questa artista si basi sul continuo sovrapporre suggestioni neuronali, vegetali e cosmiche nel tentativo di concretizzare un’unica mappa dinamico visiva.
Qui ogni opera diviena un “orto psichico”; un luogo fecondo, perennemente gravido, dove l’avvenuta maturazione del frutto è data dalla sua sintesi, e definita dall’ artista come metabiologie cromatiche.
Queste rappresentazioni complesse ci indicano con decisione un principio chiarissimo: non esiste un corpo fisico scisso da un corpo astrale; esiste un corpo.
Un corpo in continua mutazione, e come ogni corpo riconosciuto come tale, si cerca di capirne funzioni, struttura e possibilità operative.
E’ un lavoro delicato, a volte chirurgico, mai ridondante, che si struttura sullo studio anatomico delle connessioni ancestrali. Siamo di fronte ad un esperimento polifonico che utilizza l’urbanizazzione visiva per ottimizzare, e rendere propizio, il viaggio futuro.
Ogni operare in arte, che preveda una profonda elaborazione concettuale, è di fatto una compressione semantica; un ponte che unisce il già avvenuto dal continuo divenire.
E’ una saldatura che emerge con chiarezza ogni volta si paragonino opere, all’apparenza diverse, come i giardini sospesi alle visioni in pittura digitale. L’unione tra questi mondi può essere solo l’artista, che attraverso le sue architetture interiori, ci invita ad abitare mondi arborei dove il più puro senso fiabesco della fanciullezza ci sospende nell’attesa di un nuovo, più profondo, respiro.
E’ la consacrazione all’abitudine domestica dello “stare”; in attesa di essere pronti per la grammatica delle sue cartografie cromatiche.
Nella storia dell’umanità il femminile è da sempre protagonista delle pratiche volte alla terapia dell’anima e Claudia Bonollo ce lo ricorda con la grazia che le è propria e la forza invitta della poesia.
Fabrizio Loschi
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