“Se durante un concerto avessimo la possibilità di osservare l’aria, mentre vibra simultaneamente influenzata dalle voci e dagli strumenti, con grande stupore vedremmo colori organizzarsi e muoversi in essa.” Athanasius Kircher
SONIC BLUE LIGHT BOX – OPA – XXXIV Edición visible hasta el 5 de Septiembre de 2025 en la Sala Gutiérrez Soto – Planta de Acceso
COAM, Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid
c/ Hortaleza, 63
Madrid
INNER LANDSCAPES
Il colore è un elemento fondamentale del mio lavoro e delle mie ricerche. Sarà perché sono una donna, ma per me l’arte è una dimensione concava che si dispone all’ascolto.
Non solo o non tanto il colore pigmento o materia, lo strato cromatico che imbellisce le cose, ma il colore-luce, il colore come elemento primario della visione e della metamorfosi, il colore che rende visibili le cose che ancora non lo sono, il colore-soglia della visione, sospeso fra mondi diversi e apparentemente inconciliabili, il colore inclassificabile, inapprensibile, impossibile da catalogare.
Il colore come generatore di spazi e come sensibile cartografia dello spirito.
Sophia Cromatica Romana di nascita, veneziana di adozione, anima antica contemporanea, fin dai primi esordi artistici le sue composizioni esplorano la profondità delle metamorfosi. I suoi quadri sono mitologie visive. Nella prima produzione artistica l’influenza del mosaico con le sue potenzialità cromatiche porta a una reiterazione del quadrato nella sua sublime potenza espressiva. Piccoli e grandi arazzi di carta si trasformano in figure angeliche, manifestazioni del sacro, cosmogonie ispirate ai quattro elementi. Grazie allo studio dell’architettura e del cinema collabora con musicisti, attori, designer e coreografi, creando scenografie-sculture e video-installazioni. È l’unica artista selezionata per disegnare e realizzare l’abito per le cerimonie del Maestro Zen del Tempio Buddista di Fidenza. La contaminazione tra vari linguaggi e media, in cui il colore è protagonista assoluto, fa nascere installazioni totali in cui lo spettatore diventa parte integrante dell’opera, avvolto e coinvolto in una meta-narrazione di colore-luce. L’arabesco è il fil rouge di possibili attraversamenti a-temporali. Nei suoi spazi eterei di colore si ascende a una dimensione altra, corpo spirituale e terra celeste, “nel mondo ma non del mondo”.